Roberto De Simone nel suo libro "Canti e tradizioni popolari in Campania" edito da Lato Side nel 1979, a cura di Giuseppe Vettori, descrive, tra l'altro, la Tammurriata Pimontese.
Innanzitutto particolare è la linea melodica del primo cantatore che alterna continuamente il tradizionale impianto di modo maggiore (con i1 quarto grado alterato), ad un modo minore nelle cadenze.
Interessanti sono anche i testi, il primo dei quali si riferisce alla famosa "Fenesta ca lucive", generalmente conosciuta attraverso la ottocentesca e napoletana canzone di fattura melodico-romantica.
Il secondo testo è addirittura la versione autentica di "Spingo1e francesi" alla quale Salvatore Di Giacomo attinse per la sua notissima ed omonima canzone.
Inutile dire che qui i due brani appaiono nello loro più vera luce di testi emblematici, il cui linguaggio è da rapportarsi sempre al tessuto significativo della tradizione magico-rituale.
Si noti, infatti, specialmente nella versione di "Fenesta ca lucive", il continuo rapporto tra immagini associate alla morte, addirittura al macabro, e le costanti allusioni erotiche nelle interpolazioni.
Infine è da notare anche la considerevole quantità di queste interpolazioni nei canti dove queste, oltre che presentarsi nelle solite forme ottonari (filastrocche o "barzellette"), si presentano addirittura nelle stesse forme endecasillabate dei canti.
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