2023: Trentesimo anno del PRESEPE VIVENTE Valle Lavatoio (Pimonte), alle pendici della collina di Pino, tra i Monti Sireniani. Si sedes non iS – Si non sedes iS «E gli angeli diedero l’annunzio ai pastori dormienti»
Già i primi cristiani usavano dipingere o scolpire le scene della nascita di Cristo nelle catacombe o nei luoghi di adunanza. Prima della fondazione di Roma (753 a.C.), nel Lazio, durante le Feste dei “Saturnali” (feste in onore del dio Saturno, simili alle corrispondenti Feste greche dette “Chronie”, in onore al dio Cronos, a loro volta affini alle “Sacee” babilonesi, antichissime Feste sacre celebrate in Mesopotamia) si vendevano le “sigillaria”, statuette in cera e ceramica.
Le prime notizie documentate di un presepe Napoletano risalgono al 1021, ben prima di quello divulgato da San Francesco (tra il 1219 e il 1220, Francesco era andato a predicare il Vangelo in Oriente, Palestina, Siria, Egitto, anche alla presenza del Sultano Al-Malik al-Kamil; la visita dei Luoghi Santi lo emozionò a tal punto da indurlo ad organizzare una “rappresentazione viva” del Natale e scelse di farlo a Greccio perché il paesaggio era simile a quello di Betlemme). È nel Settecento che esso incontrò la sua stagione d’oro, uscendo dalle chiese per entrare nelle dimore dell’aristocrazia e quindi del popolo, aggiungendosi un aspetto anche laico, con l’inserimento di figure nuove e spesso simboliche o caratteristiche della nostra cultura. Paesepae è il recinto chiuso, dove erano custoditi gli ovini, la mangiatoia … verso il 130 a.C. l’astrologo greco Ipparco denominò “Presepio” (Mangiatoia) un grande ammasso stellare composto da circa 75 stelle, nella Costellazione del Cancro (la nebulosa “Praesepe”). Giuseppe Sammartino (1720-1793), l’autore del Cristo velato, e con lui i più bravi artisti di quel secolo, arricchirono con maestria e fantasia una rappresentazione che sempre più divenne sacra e artistica, fedele riproduzione della vita popolare del tempo.
D’altronde il percorso presepiale va vissuto come un sogno … il sogno di Benino … il sogno del Cammino dell’Uomo dall’Ignoranza alla Consapevolezza, dalla Morte alla Rinascita, dal Sonno al Risveglio … E tu dormi Benino? Il Dormiente Benino, simbolo del nuovo anno (in genere rappresentato in coppia col saggio padre Armenzio, simbolo dell’anno che sta per finire), circondato da dodici pecore bianche (i dodici mesi dell’anno nuovo e i dodici segni zodiacali o i dodici apostoli), bisognose della custodia dei pastori, chiari simboli di fiducia, devozione, mansuetudine, innocenza ed onestà … SOGNA la sacra rappresentazione … e non va svegliato … - In un paese dell’antica Persia, tanto tempo fa, viveva un povero ragazzo, orfano, di padre e di madre. Solo, senza nessun parente al mondo. Sempre affamato, viveva di piccoli lavori di elemosine e tanti espedienti. Sporco e magro, vestito di stracci possedeva solo una lacera coperta che a mala pena lo copriva di notte, quando andava a dormire accanto ad un grande pozzo. Una notte d’agosto, quando il cielo limpido è sfrecciato da mille e mille stelle cadenti, di quelle che dovrebbero esaudire i desideri di chi sogna, il misero ragazzo fece un sogno. Un sogno così reale che al risveglio lo ricordò bene.
Nel sogno un Genio (come quello della lampada di Aladino) gli svelava che se si fosse recato a Bagdad avrebbe trovato un immenso tesoro e che non sarebbe più stato un vagabondo scacciato da tutti. Il sogno fu così convincente che il nostro piccolo eroe partì subito per la capitale, nonostante fosse tanto lontana ed egli non possedesse neanche un paio di calzari per viaggiare. Fatto sta che dopo faticosi giorni, tra elemosine e calci nel sedere giunse alle porte della favolosa città. Ma, ahimè! Appena lo videro le guardie del Sultano, così malridotto e sospetto … lo arrestarono e scaraventarono nella buia e fetida prigione del paese. E ve lo lasciarono, senza spiegazioni, per diversi giorni, in preda ad incubi e pentimenti … “chi me lo ha fatto fare di ascoltare quel sogno?” … “in fondo non stavo poi così male nel mio piccolo paesello!”. Un mattino, finalmente, una truce guardia venne a prelevarlo e lo condusse, con mali modi, dinanzi al giudice. “Allora, piccolo delinquente, perché sei arrivato in città? Sei un ladro? Un assassino? Cosa?” Esordì lo spaventoso uomo di giustizia. “Vostro Onore” rispose timidamente il piccolo, “ho solo ascoltato un sogno che mi spingeva a venire in questi luoghi …” “Basta!” urlò subito il giudice, “se volessimo seguire i sogni … proprio stanotte ho sognato di un ragazzo, un bambino, che dormiva ogni notte accanto ad un pozzo … un pozzo che custodiva un immenso tesoro … sciocchezze … guardie cacciatelo via da Bagdad e che non ritorni mai più!”
Sconfortato e ridotto ancor peggio di prima il ragazzo ritornò al suo paese e quando si ritrovò accanto al pozzo ricordò le parole del giudice … L’istinto lo spinse a calarsi, appena solo, nel pozzo … e, non ci crederete, trovò il più ricco dei tesori, monete d’oro, rubini, diamanti e smeraldi …! (vedi Notte 351 delle Mille e una Notte) Nella Grecia Antica il Dio dei Pastori era il Dio del Tutto, il Dio Pan, che sognava un nuovo ordine per l’universo e Virgilio nelle sue Bucoliche annuncia un nuovo mondo di pace, nato nel segno di un bambino … Benino ha anche una particolare corrispondenza con l’icona bizantina dell’Anapesòn, una raffigurazione di Gesù bambino (ispirata dalla profezia di Giacobbe, dove si parla del leone che, pur dormendo, veglia, a simboleggiare la vittoria di Cristo sulla morte) reclinato sul fianco destro e come addormentato (dal verbo greco anapipto αναπιπτω: cadere all’indietro, riversarsi supino), ma con gli occhi aperti, prefigurazione della Passione.
Già i primi cristiani usavano dipingere o scolpire le scene della nascita di Cristo nelle catacombe o nei luoghi di adunanza. Prima della fondazione di Roma (753 a.C.), nel Lazio, durante le Feste dei “Saturnali” (feste in onore del dio Saturno, simili alle corrispondenti Feste greche dette “Chronie”, in onore al dio Cronos, a loro volta affini alle “Sacee” babilonesi, antichissime Feste sacre celebrate in Mesopotamia) si vendevano le “sigillaria”, statuette in cera e ceramica.
Le prime notizie documentate di un presepe Napoletano risalgono al 1021, ben prima di quello divulgato da San Francesco (tra il 1219 e il 1220, Francesco era andato a predicare il Vangelo in Oriente, Palestina, Siria, Egitto, anche alla presenza del Sultano Al-Malik al-Kamil; la visita dei Luoghi Santi lo emozionò a tal punto da indurlo ad organizzare una “rappresentazione viva” del Natale e scelse di farlo a Greccio perché il paesaggio era simile a quello di Betlemme). È nel Settecento che esso incontrò la sua stagione d’oro, uscendo dalle chiese per entrare nelle dimore dell’aristocrazia e quindi del popolo, aggiungendosi un aspetto anche laico, con l’inserimento di figure nuove e spesso simboliche o caratteristiche della nostra cultura. Paesepae è il recinto chiuso, dove erano custoditi gli ovini, la mangiatoia … verso il 130 a.C. l’astrologo greco Ipparco denominò “Presepio” (Mangiatoia) un grande ammasso stellare composto da circa 75 stelle, nella Costellazione del Cancro (la nebulosa “Praesepe”). Giuseppe Sammartino (1720-1793), l’autore del Cristo velato, e con lui i più bravi artisti di quel secolo, arricchirono con maestria e fantasia una rappresentazione che sempre più divenne sacra e artistica, fedele riproduzione della vita popolare del tempo.
D’altronde il percorso presepiale va vissuto come un sogno … il sogno di Benino … il sogno del Cammino dell’Uomo dall’Ignoranza alla Consapevolezza, dalla Morte alla Rinascita, dal Sonno al Risveglio … E tu dormi Benino? Il Dormiente Benino, simbolo del nuovo anno (in genere rappresentato in coppia col saggio padre Armenzio, simbolo dell’anno che sta per finire), circondato da dodici pecore bianche (i dodici mesi dell’anno nuovo e i dodici segni zodiacali o i dodici apostoli), bisognose della custodia dei pastori, chiari simboli di fiducia, devozione, mansuetudine, innocenza ed onestà … SOGNA la sacra rappresentazione … e non va svegliato … - In un paese dell’antica Persia, tanto tempo fa, viveva un povero ragazzo, orfano, di padre e di madre. Solo, senza nessun parente al mondo. Sempre affamato, viveva di piccoli lavori di elemosine e tanti espedienti. Sporco e magro, vestito di stracci possedeva solo una lacera coperta che a mala pena lo copriva di notte, quando andava a dormire accanto ad un grande pozzo. Una notte d’agosto, quando il cielo limpido è sfrecciato da mille e mille stelle cadenti, di quelle che dovrebbero esaudire i desideri di chi sogna, il misero ragazzo fece un sogno. Un sogno così reale che al risveglio lo ricordò bene.
Nel sogno un Genio (come quello della lampada di Aladino) gli svelava che se si fosse recato a Bagdad avrebbe trovato un immenso tesoro e che non sarebbe più stato un vagabondo scacciato da tutti. Il sogno fu così convincente che il nostro piccolo eroe partì subito per la capitale, nonostante fosse tanto lontana ed egli non possedesse neanche un paio di calzari per viaggiare. Fatto sta che dopo faticosi giorni, tra elemosine e calci nel sedere giunse alle porte della favolosa città. Ma, ahimè! Appena lo videro le guardie del Sultano, così malridotto e sospetto … lo arrestarono e scaraventarono nella buia e fetida prigione del paese. E ve lo lasciarono, senza spiegazioni, per diversi giorni, in preda ad incubi e pentimenti … “chi me lo ha fatto fare di ascoltare quel sogno?” … “in fondo non stavo poi così male nel mio piccolo paesello!”. Un mattino, finalmente, una truce guardia venne a prelevarlo e lo condusse, con mali modi, dinanzi al giudice. “Allora, piccolo delinquente, perché sei arrivato in città? Sei un ladro? Un assassino? Cosa?” Esordì lo spaventoso uomo di giustizia. “Vostro Onore” rispose timidamente il piccolo, “ho solo ascoltato un sogno che mi spingeva a venire in questi luoghi …” “Basta!” urlò subito il giudice, “se volessimo seguire i sogni … proprio stanotte ho sognato di un ragazzo, un bambino, che dormiva ogni notte accanto ad un pozzo … un pozzo che custodiva un immenso tesoro … sciocchezze … guardie cacciatelo via da Bagdad e che non ritorni mai più!”
Sconfortato e ridotto ancor peggio di prima il ragazzo ritornò al suo paese e quando si ritrovò accanto al pozzo ricordò le parole del giudice … L’istinto lo spinse a calarsi, appena solo, nel pozzo … e, non ci crederete, trovò il più ricco dei tesori, monete d’oro, rubini, diamanti e smeraldi …! (vedi Notte 351 delle Mille e una Notte) Nella Grecia Antica il Dio dei Pastori era il Dio del Tutto, il Dio Pan, che sognava un nuovo ordine per l’universo e Virgilio nelle sue Bucoliche annuncia un nuovo mondo di pace, nato nel segno di un bambino … Benino ha anche una particolare corrispondenza con l’icona bizantina dell’Anapesòn, una raffigurazione di Gesù bambino (ispirata dalla profezia di Giacobbe, dove si parla del leone che, pur dormendo, veglia, a simboleggiare la vittoria di Cristo sulla morte) reclinato sul fianco destro e come addormentato (dal verbo greco anapipto αναπιπτω: cadere all’indietro, riversarsi supino), ma con gli occhi aperti, prefigurazione della Passione.
dott. Andrea Grosso
Nessun commento:
Posta un commento