martedì 21 dicembre 2021
venerdì 3 gennaio 2020
Presepe 2019
PRESEPE VIVENTE
2019/20: Ventisettesimo anno del PRESEPE VIVENTEValle Lavatoio (Pimonte), alle pendici della collina di Pino
Lungo questo antichissimo percorso, sul sentiero che da millenni collega Gragnano a Pimonte, ad Agerola e quindi ad Amalfi, vissero i nostri antenati.
Sappiamo degli Osci (2-3000 anni fa), dei Picentini, dei Sanniti, degli Etruschi … poi dei Greci e dei Romani … uno dei due valichi (con quello di Chiunzi) per superare i Monti e raggiungere Amalfi ... per secoli territorio della gloriosa Repubblica Amalfitana ... luoghi pregni di storia (Silla che “delevit Stabia” ... Guerra Gotica ...) e di ossigeno (Foresta e Macchia mediterranea, piante terapeutiche, acque e ruscelli ... farmacia naturale per i Medici della Scuola Salernitana e per la tradizione popolare ...) ... terra di falchi, di gheppi e poiane ... sentieri da “irredentisti” ... terra di LAVORO, castagni, querce, streghe e 'ncarmatori … terra di monti … “Lattari” …
giovedì 27 dicembre 2018
PRESEPE VIVENTE 2018
Valle Lavatorio

Cacacauzune, Cacacauzone: timoroso (1700), vigliacco, vile.
Cacacazzo e Cacambrello: rompiscatole.
Cacafaggioli, chahafagioli: così erano detti dispregiativamente i Fiorentini … e cacafoglie i napoletani, un tempo ghiotti di verdura.
Cacamagna, cacamaglia: carcere per la feccia del popolo, dove si mangia e si evacua. O dove si è torturati dalle guardie sino a cacare maglia, denaro (caca-maglia).
Cacapanelle: persona vile. Il Galiani intende con tal parola anche un mascalzone che non può evacuare altro se non il pane che soltanto mangia.
Cacapenziere: equivale a scacciapensieri (il marranzano, o trumba), fannullone, spensierato.
Cacapericule: spericolato.
Caca pezzolle: stracciona. Le pezzolle sono gli stracci. Nel Sarnelli il termine semmenapezzolle.
Caca-zibetto, caca-zebetto, cacaposema, cacazeremonie, cacatallune, caca-trònola, cacapozillo.
Cacarone: timido, vile, persona da nulla.
Ma primmo vò chella saetta franca de Pannaro trovà pe la baruffa, non pecchè a isso spirito lle manca, ca maie de cacarone ha dato muffa (Giancola Sitillo, Eneide in napoletano).
Cacasella: esperto cavalcatore. Croce traduce: consuma-selle; in

Cacasicco: stitico, cioè taccagno, avaro.
Cacasotto: fifone, chi ha timore di osare.
Cacatronela, cacatronola: volgarmente rumorosa … indica la donnaccola becera, sfrontata, scostumata che non si fa scrupolo di “fare trombetta” del proprio posteriore
Ciantella, cierne–pedeta! Masella, cacatronole! Guattara, scola–vallane! Scanfarda, piscia–pettole! Schiatta, crepanta, sfonnola! Abbotta, e fà la guallara! Nasella, scanfarda, piscia–pettole, lejestra, jenimma de vordiello, maddamma poco–fila, cacciannante, pedetara, ecc. ecc.
Cacaturo: gabinetto.
Cacaturze: vile, timoroso, pavido.
Cacavesse: diarree, paure. Etimologicamente da cacare e vessa (emettere loffa, peto).

Cacavrache: vigliacco.
Nce sara no potrone vota facce, No iodio caca vrache, na gallina, No poveriello d’armo, Core de pollecino, Sorriesseto, atterruto, Agghiajato, schiantuso, Che tremma comm’a junco, Sempre fila sottile, Sempre ha la vermenara, Lo filatorio ncuorpo, E le face paura l’ombra soja; S’uno lo mira stuorto, Fa na quatra de vierme; Si n’antro l’ammenaccia, tu lo vide Comm’a quaglia pelata; Deventa muorto e spalleto. Le manca la parola, E subeto le veneno li curze, Si chillo caccia mano, assarpa, e sbigna! … (G. Basile, egroca La Tenta).
Cacazecchini o Cacamaglia: le carceri. Perché i carcerieri, abusando malvagiamente del loro potere, spillavano continuamente denari ai poveri e maltrattati carcerati (maglia fu il nome di una moneta, quindi maglia sta per zecchini). Si dice anche Cacamagna, perché in carcere si è ridotti a mangiare ed evacuare.
Cacazibbetto o cacazibbette: milordino.

L'Acqua, il fiume, il tempo che scorre, il liquido amniotico … la morte e la resurrezione … la rigenerazione … la vita, il Pozzo è il collegamento tra la superficie e le acque sotterranee; ma anche col cielo, nel pozzo cadde la stella cometa al termine del viaggio dei re Magi … così ha origine la leggenda del pozzo dei desideri.
La gente credeva che, in cambio di un'offerta, lo spirito abitante del pozzo avrebbe garantito il realizzarsi di un desiderio … ed è importante notare che la presenza delle monete, generalmente fatte in rame o argento, produceva una reazione chimica che impediva all'acqua di diventare acida (ad esempio bloccando le emissioni di sostanze quali l'acido solfidrico da parte dei batteri).

Matilde Serao (Leggende napoletane, 1881) racconta la storia, probabilmente in origine reale, di questo sfortunato e bizzarro personaggio


Non è lo gnomo che danza sull'erba molle dei prati, non è lo spiritello che canta sulla riva del fiume; è il maligno folletto delle vecchie case di Napoli, è lu munaciello. Non abita i quartieri aristocratici di Chiaia, di S. Ferdinando, del Chiatamone, di Toledo, non abita i quartieri nuovi di Mergellina, del rione Amedeo, di via SaIvator Rosa, di Capodimonte: la parte ariosa, luminosa e linda della città, non gli appartiene. Ma per i vicoli che da Toledo portano giù, per le tetre vie dei Tribunali e della Sapienza, per la triste strada di Foria, per i quartieri cupi e bassi di Vicaria, di Mercato, di Porto e di Pendino, il folletto borghese estende l'incontrastato suo regno.
Dove è stato vivo, s'aggira come spirito; dove è apparso il suo corpo piccino, la testa grossa, la faccia pallida, i grandi occhi lucenti, la tonacella nera, la pazienza di lana bianca ed il cappuccetto nero, lì ricompare, nella medesima parvenza, pel terrore delle donne, dei fanciulli e degli uomini. Dove lo hanno fatto soffrire, anima sconosciuta e forse grande in un corpo rattrappito, debole e malaticcio, là egli ritorna, spirito malizioso e maligno, nel desiderio di una lunga ed insaziabile vendetta. Egli si vendica epicamente, tormentando coloro che lo hanno tormentato.


Quando la buona massaia trova la porta della dispensa spalancata, la vescica dello strutto sfondata, il vaso dell'olio riverso e il prosciutto addentato dal gatto, è senza dubbio la malizia del munaciello, che ha schiusa quella porta e cagionato il disastro. Quando alla serva sbadata cade di mano il vassoio ed i bicchieri vanno in mille pezzi, colui che l'ha fatta incespicare, è proprio lui, lo spiritello impertinente; è lui che urta il gomito della fanciulla borghese, che lavora all'uncinetto e le fa pungere il dito; è lui che fa traboccare il brodo dalla pentola ed il caffè dalla cogoma; è lui che fa inacidire il vino nelle bottiglie; è lui che dà la iettatura alle galline, che ammiseriscono e muoiono; è lui che spianta il prezzemolo, fa ingiallire la maggiorana e rosicchia le radici del basilico. Se la vendita in bottega va male, se il superiore all'uffizio fa una rimenata, se un matrimonio stabilito si disfa, se uno zio ricco muore, lasciando alla parrocchia, se al lotto vien fuori 34, 62, 87 invece di 35, 61, 88 è la mano diabolica del folletto, che ha preparato queste sventure grandi e piccole.


A Castellammare di Stabia gli è stata intitolata una strada, «via Monaciello», a Scanzano, poiché si dice che in tale luogo, fino agli anni cinquanta, col giungere delle tenebre, appariva il munaciello, che “paliava” il malcapitato di passaggio.
Si suol mostrare in abito ecclesiastico con zucchetto; e beato chi può strapparglielo, è la fonte d'una fortuna, ch'era follia sperare.
Andrea Gosso
giovedì 4 gennaio 2018
Presepe vivente 2017 (Pimonte - NA - Valle Lavatoio - Frazione Franche
Presepe vivente 2017
Questa XXV edizione del Presepe Vivente (Dr. A. Grosso)
Il Camera, citando un documento del 1314 colloca la famiglia in Pimonte già nei primi anni del Trecento. Carletto de Puteo, magistrato ai tempi di re Ladislao I di Napoli, detto il Magnanimo, o Ladislao di Durazzo (Napoli, 11 luglio 1376 – Napoli, 6 agosto 1414), che lo onorò della cittadinanza di Castellamare di Stabia, si trasferì da Pimonte in Castellammare nel 1412.
Candida Gonzaga li ritiene presenti nel Napoletano ed in Sicilia, dal sec. XIV, discendenti da una potente famiglia lombardo-piemontese. Sembra che la famiglia di Paride avesse origine longobarda e provenisse da Alessandria della Paglia (ducato di Milano, come attesta il patrizio Giulio Claro di quella stessa Città il quale nel citare il nostro autore afferma: e patria mea sin oriundur).
Da Wikipedia.
Il presepe vivente (o presepio vivente) è una tradizione cristiana consistente in una breve rappresentazione teatrale che ha lo scopo di rappresentare, con l'impiego di figuranti umani, la nascita di Gesù in una scenografia che viene costruita per ambientare la vicenda della natività.
Il primo presepe vivente della storia fu opera di San Francesco d'Assisi, nel borgo di Greccio, presso Rieti, nel 1233.

Da allora, la tradizione si diffuse nel resto d'Italia e negli altri Paesi cristiani. Oggi, i presepi viventi sono organizzati
pressoché in tutto il mondo occidentale cristiano, non solo cattolico,
ma anche da parte di fedeli di altre Chiese. Il periodo in cui vengono svolti è quello delle festività natalizie.
Ad organizzare i presepi viventi sono, per lo più, intere
città,frazioni (o loro quartieri) e i figuranti sono solitamente loro
abitanti.
L'ambientazione non è necessariamente quella dell'epoca della
nascita di Cristo, ma, spesso, il presepe vivente costituisce
l'occasione per mostrare antichi mestieri del luogo ormai in via di
scomparsa
Questa XXV edizione del Presepe Vivente (Dr. A. Grosso)
Pimonte nella Valle Lavatoio è occasione per condividere alcuni frammenti della ricca storia di questi luoghi ... oggi voglio ricordare una famiglia importante che abitava Pino, la collinetta che dalla valle si raggiunge in breve tempo ... Paride del Pozzo (dal Pozzo, de Puteo, Aputeo, de Puzzo, Apuzzo),.
Paris de Puteo, nato da Carlo (Carletto) e da Agnese, nacque nel 1411 (o 1413, su Wikipedia 1410) a Pimonte, nel ducato di Amalfi, come afferma il Giannone, morì nel 1493 a Napoli, sepolto nella chiesa di Sant’Agostino.Altri autori (Gaetano Martucci, 1786) ritenendolo morto ad ottanta anni lo vogliono nato nel 1413, l’anno dopo il trasferimento della famiglia da Pimonte a Castellammare di Stabia).
Paris de Puteo, nato da Carlo (Carletto) e da Agnese, nacque nel 1411 (o 1413, su Wikipedia 1410) a Pimonte, nel ducato di Amalfi, come afferma il Giannone, morì nel 1493 a Napoli, sepolto nella chiesa di Sant’Agostino.Altri autori (Gaetano Martucci, 1786) ritenendolo morto ad ottanta anni lo vogliono nato nel 1413, l’anno dopo il trasferimento della famiglia da Pimonte a Castellammare di Stabia).

Candida Gonzaga li ritiene presenti nel Napoletano ed in Sicilia, dal sec. XIV, discendenti da una potente famiglia lombardo-piemontese. Sembra che la famiglia di Paride avesse origine longobarda e provenisse da Alessandria della Paglia (ducato di Milano, come attesta il patrizio Giulio Claro di quella stessa Città il quale nel citare il nostro autore afferma: e patria mea sin oriundur).
lunedì 2 gennaio 2017
lunedì 28 dicembre 2015
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